Quando qualcosa finisce le persone si prendono il vizio di fare i bilanci, di ripercorrere tutto quello che è successo per dare un giudizio, un pensiero finale per mandare finalmente quei ricordi a stazionare in uno dei mille cassettini della mente. Quel mercoledì di febbraio non avevamo idea di quello che ci avrebbe riservato il futuro, con precisione i seguenti cinque mesi.
- Vieni per il weekend? -
- Si sì, mi porto dei vestiti per ‘sti giorni -
Il mondo nel giro di un weekend si è capovolto e ci siamo trovate davanti ad una pizza da asporto a leggere bozze di decreti. Tu piangevi e io avevo la risata isterica di chi sta per avere una crisi di nervi. Quel momento è stato una sorta di tasto di accensione del periodo più assurdo delle nostre vite.
Abbiamo fatto pane, pasta, pizza, aperitivi, cene, colazioni. Abbiamo avuto paura, paura vera, paura che ti paralizza la lingua. Siamo state tristi, ma inaspettatamente anche molto felici. Ci siamo legate a delle persone – lo so, l’amore in quarantena 4 su 5 non sopravvive – e ci siamo scoperte vulnerabili quando queste hanno deciso di farsi da parte. Ti ho fatta ubriacare, perché sai quanto gin metto se i gin tonic li faccio io. Ci siamo viste andare in pezzi e ci siamo viste piano piano ricostruirci, con un bel po’ di acciacchi.
Abbiamo, ma specialmente tu, preso decisioni importanti e difficili – lo so, non si fanno scelte di vita in quarantena, ma io sono una persona di contraddizioni.
Ecco, la rogna di chi ha una memoria di ferro come la mia, è che ogni momento, parola o respiro mi rimane incastonato nel cervello, pronto a riemergere bello e scintillante quando qualcosa in casa deciderà di non collaborare e io ridendo penserò alla volta in cui si è svitato il rubinetto della cucina facendoti completamente la doccia.
Oggi torni in Calabria e questo è il lieto fine che sognavamo dall’inizio. Lieto fine dolce amaro, se combino con degli aggettivi quello che sento adesso. Amaro perché io sono quella che resta e tu quella che va, che è un ruolo che sempre mi ha fatto male il mio, stai là a vedere persone che si allontanano e cerchi di evitare di morire di malinconia. Dolce perché mentre svuotavamo la lavastoviglie ci siamo regalate senza pensarci uno dei più dolci dialoghi quotidiani:
- Lo sai, quando racconterò ai miei figli della quarantena, io racconterò di te, cioè non ci dimenticheremo mai di tutto questo! -
- Sai che per me questo vuol dire che non potrai smettere di parlarmi almeno fino a quel momento? -
- Ah... beh, ora lo so -