Pallina
C’è una confortevole tristezza
che resta sospesa fra i vagoni del treno.
Lo spettro del passato
è calato dal cielo, oggi.
Ha portato con s’è l’affetto morboso
del sangue e del seme
Le preoccupazioni
nella temporaneità
di un punto di vista differente.
Incarna l’assenza dello stimolo
le regole di un quieto vivere
costruito da tagli incisi nella carne
da pareti colpite con le nocche.
C’è una confortevole tristezza
Un velo che si posa sull’irregolare profilo della città.
E su uno dei sedili del treno
c’è qualcosa che a prima vista è difficile identificare.
Una pallina
colma di sabbia
con un sasso
preciso e sferico
fissato nel mezzo.
Magari tu
puoi inzupparti
essere morbido
puoi tracimare
condividere.
Ma lei, la pallina
perde sabbia
e non è clessidra.
Segna il tempo, quello sì
ma non ha fondo.
Perde sabbia.
E al sasso
viene meno l’aderenza
si muove
usura i margini.
La sabbia svanisce
il sasso si dimena.
Tarantolato
il sasso urta.
Batte le pareti
le consuma.
E lei, la pallina
si assottiglia.
E lei, la pallina
si spezza.
In questa sera
C’è una confortevole tristezza
sospesa tra gli scompartimenti del quotidiano
E filtra la trasparenza di una pallina
abbandonata sul sedile del treno.
Tu stai piangendo
Ma devi scendere
Sei arrivata.