“Tu sei buono e ti tirano le pietre
sei cattivo e ti tirano le pietre
qualunque cosa fai
dovunque te ne vai
sempre pietre in faccia prenderai”
Fine Gennaio, Sanremo, 1967.
Sul palco del Festival della canzone italiana si presenta un tale Antoine, esuberante ragazzotto malagascio divenuto famoso in Francia dopo essere stato scoperto per caso dal direttore artistico di Disque Vogue, etichetta di riferimento nel panorama musicale d’oltralpe degli anni sessanta, rappresentante - tra gli altri artisti – anche madame tristesse Françoise Hardy. Antoine viene chiamato a partecipare alla manifestazione dal giovane esordiente Gian Pieretti con cui farà coppia cantando “Pietre”. In quei giorni, durante un’intervista per la stampa, Pieretti definisce il collega Antoine “una scelta di ripiego” obbligata a seguito del diniego dei ben più noti Bob Dylan e Donovan. Il successo della canzone è inaspettatamente straordinario e Antoine, che sceglie di non rispondere mai ufficialmente alle dichiarazioni di Pieretti, viene presto considerato star nazionale, tanto da essergli tutt’ora erroneamente attribuita la paternità della canzone.
Inizio Maggio, Bergamo, pandemia di covid19.
Nella stessa stanza in cui ha dormito per sessantaquattro anni, nonna Angelina riposa stremata da una lunga malattia, non si alimenta e non si alza dal letto da diversi giorni. L’unica sua richiesta è stata di avvicinarle il giradischi con tutta la collezione di vinili e non spegnerlo mai.
- Nonna, chi canta?
- Antoine! Aveva proprio ragione. Mi hanno rotto le scatole tutta la vita dicendomi che cosa avrei dovuto fare e non andava mai bene niente. Prima mio papà carabiniere, poi il padrone, poi tutto il paese, ma alla fine ho sempre fatto come andava a me e… quanti anni ho?
- Novanta.
- Novanta?!
- Già.
- Ho ottant’anni e sai come ci si arriva? Proprio come dice il detto!
- Facendosi i cazzi propri?
- Brava, ma non dire quelle parole che sta male. Alzami un po’ il volume, bambina.
Esattamente dieci anni prima di quella diciassettesima edizione del Festival, mio nonno dichiarò il suo amore a nonna Angelina con un mazzo di gardenie.
- Voglio sposarti, sei tu il mio futuro.
- Giovanni, io sono più vecchia di te e sono una vedova, cosa dirà la gente?
- Le persone a volte parlano solo per dare aria alla bocca, io ti offro il mio rispetto e tutto quello che desideri.
- Va bene, ma voglio un giradischi.
Si sposarono in un giorno di Marzo, mia nonna indossava un sobrio tailleur riciclato, nonno il suo miglior sorriso. All’esterno della chiesa deserta, un cospicuo numero di compaesani battevano mestoli su pentole di latta a manifestazione del disprezzo, ‘ché una vedova doveva restare tale. In seguito, lui lasciò il lavoro nei campi facendosi assumere per una rinomata impresa edile orobica, si abilitò alla guida delle gru fino a lavorare dodici ore al giorno con il solo obiettivo di accumulare risparmi per il suo angelo. Nonna mise da parte le speranze di essere ammessa al circolo caritatevole della parrocchia e ogni mattina pedalava per quaranta chilometri fino a raggiungere l'azienda di tessitura dove era assunta come addetta ai telai. In un anno, lavorando sodo durante ogni minuto libero da gru e telai, si costruirono con le loro mani la casa più bella del paese, non perché lo fosse davvero, ma così a loro sembrava. La prima cosa che acquistarono, prima delle tende, prima del servizio di piatti, fu il giradischi Philips modello Diamond. Decisero di posizionarlo vicino alla finestra, con le casse rivolte verso l’esterno e la promessa di accenderlo al massimo volume ogni volta che nonna fosse colta dal senso di angoscia scatenatole dalle dicerie delle malelingue. Così, il giradischi Diamond ha continuato a suonare per la libertà di nonna Angelina, fino al suo ultimo sorriso in questo Maggio 2020.