Piscio
Ho visto la pioggia ascendere al cielo, gonfiarsi
sul tirare del vento e curvare per poi abbattersi
con un colpo di frusta sull’asfalto
e fermarsi.
Ma a seguire altre frustate hanno colpito la lucida strada
spennellata dall’intermezzo di fari, lampioni e semafori.
Ho visto le frustate infierire sui palazzi del centro
Per tutta la lunghezza del ponte sospeso sui binari del treno
Sul profilo del Castello
Contro la forma fallica del monumento di Wallace
Sui i passanti
che chini proseguono sotto l’attacco costante.
L’ho vista mentre pisciavo contro il rivolo di un canale di scolo
ridendoci sotto mentre mi lapidava il viso
la bocca aperta
i denti scoperti.
E sotto le sue fitte sferzate
Ho pisciato contro le persone che scappavano a casa
infagottate sotto un ampio impermeabile
Ho pisciato sugli ombrelli disarticolati dalle raffiche del vento
Ho pisciato sulle ruote degli autobus
che mi hanno inzuppato per una vita
Ho pisciato su gruppi di uomini fermi ad un semaforo
ritratti dentro le spalle
Ho pisciato sulle bici abbandonate ai lampioni
Ho pisciato su bottiglie di alcolici vuote
Ho pisciato sul cibo sprecato, su confezioni di legumi
Ho pisciato contro chiese
contro compagni di scuola
contro colleghi di lavoro
contro clienti sul posto di lavoro
contro stupratori
contro donne stuprate
contro razzisti
contro omofobi
contro bambini prepotenti
contro donne incinta antiabortiste
Ho pisciato sulle mie scarpe
Ho pisciato sulla mia cintura
Mi sono pisciato nei pantaloni.
E ho pisciato bevendo l’acida pioggia
piangendo di gioia
urlando di rabbia
Inghiottendo le mie stesse lacrime
e il mio stesso piscio
divenuto esso stesso pioggia.
Poi
Ho visto il cielo mutare dall’indaco al nero
le nuvole migrare tirandosi dietro la trapunta d’acqua
e lasciando un lamento che perdura
preannunciando una chiusura.
Ho visto quel cielo che mi ritroverà qui nel suo chiarore
con la vescica svuotata nell’alba che si ripete
e la speranza venuta meno.