Raccolta #7
BRANCOLARE
Il buio più pesto è nella mia testa,
incastrato tra i ricordi
e i meccanismi di difesa.
La paura mi fa masticare
mille bestemmie tra
i denti già stretti,
e mi fa tenere
lo sguardo fisso sui marciapiedi
per non inciampare sugli occhi tuoi,
sempre incastrati sul viso di altri.
La matematica non è un’opinione
e procedo alla cieca nel risolvere
l’equazione della tua assenza, ma
questa confusione di numeri e memorie
mi allontana
dal lume della ragione e dall’interruttore
per accendere la luce.
TENENBAUM
Lei era Caronte,
una bambina a tre teste
che inseguiva testarda
la chimera
più lontana che c’è.
Con gli occhi fissi sul cielo,
nel correrle dietro
è inciampata in una radice
E come in letargo,
da lì non s’è più alzata.
NESSUNO È IL TUO NOME
Ascolto il gemito
che esce dalle tue labbra
e tengo il ritmo con le mani.
Ti guardo mentre fai
della tua anima coriandoli
e mi dico che non c’è mai stato
giro di accordi più armonico
del tuo dolore.
Condividiamo le nostre pene perché
è l’unica maniera di sopravvivere
a un cuore sempre più famelico
che vortica su sé stesso
e cerca di darsi pace,
ma pace non trova.
Vogliamo ritrarre la sofferenza
in tutte le sue sfumature
e la trasformiamo in arte
perché l’anima anela
di essere compresa e compatita…
e se mal comune è mezzo gaudio,
non ci resta che stringerci forte
e sperare che il fiore del male sia profumato,
perché abbiamo tante ferite
e altrettanto bisogno di bellezza.
A te, che per me nome non hai
e il tuo dolore mi è indifferente,
voglio chiedere:
cosa ne hai fatto
di tutta la sofferenza che è stata?