Clack. Due giri di chiave e si apre. Entra, si appoggia con la schiena sulla porta e la chiude.
Sospiro profondo. Anche questa settimana è finita.
Via le scarpe e il giubbotto, direzione bagno, c’è bisogno di una doccia.
La luce arancione di quasi tramonto inonda e riempie la stanza. Apre l’acqua e ci si mette sotto.
Resta lì immobile, con la speranza che lo scorrere dell’acqua possa trascinare con sé tutta la pesantezza accumulata, possa dilavare i pensieri che ancora affollano la testa.
Un’altra giornata frustrante passata ad inserire dati e codici di viti e giunti e bulloni come un automa; un’altro stagista intelligente come un ficus di plastica a cui fare da babysitter; l’ennesima coda per colpa di un incidente..
“La voce nel tuo stereo oggi dice che
Suona l’allarme
Siamo in allarme
Notte bianca
Notte in bianco
Oggi è un altro brutto giorno”
E questa canzone che come un tarlo gira in testa da giorni.
Ok, aspetta, com’era quell’esercizio di respirazione? Inspira per tre, trattieni per tre, espira per tre, trattieni per tre. Ripeti.
“Sei malato
Isolato
Sei sei sei sei quello che non hai
Dimmi se mi sbaglio
Come venire a capo di un altro giorno?”
Inspira, trattieni, espira, trattieni e ripeti. Concentrati sull’acqua e respira..respira..
I pensieri si allontanano, la mente si rilassa, la canzone si esaurisce...tranne lo scrosciare dell’acqua non c’è alcun rumore. Come diceva la nonna? Che ogni volta che c’è un silenzio così nasce un papa? Boh, no forse era una angelo...va beh, magari la prossima volta chiedo.
Appoggia la testa al muro e lascia che l’acqua tamburelli appena sotto il collo..respira..respira..
La punta del dito scivola leggera sulla schiena.
Ora è tutta la mano a scivolare leggera, in punta di dita, sulla schiena.
Poco meno di mezzo passo avanti. Le mani scorrono sul torace e si fermano poco sopra i fianchi.
Ancora mezzo passo. Divisi da un strato sottile e denso d’aria. Percepisce il calore della sua pelle.
Si avvicina all’orecchio quel tanto da far percepire il suo respiro, sussurra..
L’acqua gelata, l’espansione polmonare violenta ed improvvisa quasi dolorosa, la chiusura di scatto dell’acqua, il ritorno traumatico alla realtà.
La luce calda del tramonto si è spenta, ormai è quasi buio; devo far sistemare questa baracca di caldaia… E devo smetterla di addormentarmi in doccia.