ORE ARDENTI
Mattino.
Il chiarore appollaiato
Sul mio sguardo sottile
Riluce di un adagio
Fanciullo;
L’intrepida voglia
Di amoreggiare
Errabonda
Tra le palpebre
Mai colme
Di passi.
L’attesa s’insinua
Meticolosa nel
Suo cruccio sonnambulo
-Un lamento
Serpeggia invaghito
Dai primigeni movimenti
Del Giorno.
Afferra la mia
Incerta postura
Che s’affaccia
Sul disfarsi
Di un ritornello
Notturno:
Impavido, mi ruba
Il sonno
Da sotto gli occhi
E non scorgo che
Il riso ardente
Del primo
Sole.
VAGABONDARE SCARLATTO
Mi possiede un solo Nome,
Eppure io non sono
Che molto
Vagabondare:
Rivendicazione indomita
Della sobrietà che
Mai ha tinto
Le mie guance
Ricolme di languore
Aguzzo.
Riarsa preghiera
Non giace tra i miei
Palmi
Ma nella mia passione
Mite di sfolgorante
Gioia.
La Vita mi perdonerà
Se mi travesto da
Amante fedele
E m’accosto
Al suo capezzale:
Moribondo riflesso
Non m’appartiene
Ma un tacito
Morso scarlatto
Mormoro tra le mie
Labbra.
Morigerata
Assenza
Mi sfiora le dita
Mostrami la voce
Virginale, carne
Da scartare
Con prudenza
Intimorita dall’istante
Consapevolezza
Impunita
D’aver alcun laccio
Che costringe
La mia
Libera
Presenza.