Quando esco di casa per fare una passeggiata in centro, so che dopo aver girato l’angolo prima del semaforo, dovrò attraversare un lungo ponte sospeso su un fiume e, infine, basterà percorrere una strada dritta.
So che, quando vado al bar alle 8:30 per fare colazione, lo troverò sicuramente aperto.
E so che, quando dovrò prendere un impegno per i giorni a venire, guarderò l’agenda e mi ricorderò di tutte le altre cose.
Se però un giorno uscissi di casa e non trovassi il semaforo, probabilmente si sentirebbero suoni di clacson e urla di conducenti spazientiti fin dal mio giardino.
Se andassi al bar, mettiamo di martedì, con un bisogno insistente di caffeina e vedessi il cartello “chiuso” sulla vetrina, mi immaginerei delusa.
E se perdessi la mia agenda, probabilmente darei appuntamento a tutti lo stesso giorno, alla stessa ora, nello stesso posto, dimenticandomi poi di presentarmi.
È incredibile pensare a come piccole mancanze che potrebbero sembrare irrilevanti possano in realtà creare così tanto scompiglio in così tante situazioni che si direbbero scollegate tra loro.
A questo punto voglio provare ad immaginare una circostanza per la quale tutto esiste - il semaforo, il bar aperto alle 8:30, l’agenda per gli appuntamenti - ma non io. Se io, un giorno, decidessi di scomparire. Scomparire dai tuoi occhi, ad esempio. Dalle tue mani non troppo più grandi delle mie.
Ti sveglieresti, ti metteresti addosso la giacca pesante e le scarpe da lavoro e prenderesti la macchina, giusto per parcheggiarla fuori dal solito posto per mangiare la solita cosa.
Sfrecceresti sulla via e supereresti mille regioni per arrivare a destinazione. Ti annoieresti, forse; ti farebbero svolgere i soliti compiti che non ti spettano; ti lamenteresti con qualcuno, ma non con me. Allora prenderesti il telefono, svogliato: notizie sulla serie A, tramonti, montagne.
Andresti a pranzo, addenteresti una tremenda fetta di pizza fredda e insapore ma non riceveresti nessun messaggio che ti dice madonna, vorrei una pizza ora. O comunque non da me.
Non sapresti poi se anche quella mattina mi sono svegliata febbricitante, fregandomene come al solito; né tantomeno potresti consigliarmi di prendermi una, due, tre compresse di tachipirina canticchiando una qualsiasi canzone di merda. Se rovistassi nello zaino troveresti tutti gli accendini che non mi sono intascata nelle ultime settimane, ma forse la riterresti una coincidenza del tutto normale, proprio come lasciava intuire l’oroscopo a colazione.
Ti rimetteresti a spostare cose, fare fatica, sbuffare in faccia ai tuoi colleghi che anche con tre gradi fumano in auto con il finestrino abbassato sulla statale 309. Chissà se arriveresti al quarto caffè come d’estate, come a scandire il tempo, o magari se ti limiteresti ad uno.
Leggeresti il giornale senza dirmi quanto ti fa incazzare quella storia sull’ArcerolMittal anche se tanto non ti riguarda più, che a Genova non ci torni, che ti sei stancato di prendere decisioni sbagliate e tanto prima o poi quel lavoro lo molli.
Torneresti in città con la stessa fretta della mattina; ti fermeresti sotto casa a bere una birra con la speranza di incontrare un volto amico per fare due chiacchiere. Quando si accendono i lampioni allora accenderesti anche tu la prima sigaretta, anche se hai quel forte mal di gola e sai quanto mi farebbe arrabbiare.
Saluteresti tutti, o quasi, e ti rinchiuderesti in casa. Il telefono non trillerebbe tre volte consecutive come al solito, perché dall’altra parte non ci sarebbero i miei lamenti mentre mi ammorbo ad una infinita assemblea. Non ti chiederei esasperata ricordami perché lo faccio e non mi risponderesti sorridendo ma pensa te, questa nuova classe politica è nata stanca.
La tv trasmetterebbe un film qualsiasi, rimarresti sul divano fino a che non sarebbe ora di andare a dormire, senza augurare a nessuno una buonanotte tagliata a metà.
Resisteresti? Anzi, esisteresti?
A volte avverto delle mancanze così pesanti da sentire i miei vuoti essere troppo pieni. Li vedo implodere e poi esplodere. Dilaniare e dilaniarsi. Dilaniarti. Dilaniarmi.
Non ho mai imparato a gestire le perdite né sono mai stata in grado di rinunciare alle abitudini, ne soffrirei molto. Se tu sparissi, ne soffrirei molto.
Ma se decidessi di scomparire io, forse, non l’avvertiresti nemmeno.
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