Sabato sera, l’una e mezza e sono stanca come fossero le quattro. Sarà che siamo fuori dalle otto e che, tanto per cambiare, abbiamo bevuto troppo. O sarà che ‘sta festa hipster è una chiavica. Solita intellettualata, in posto rivalutato, con installazione concettuale e dj scarso. Trenta persone di cui venti uomini, equamente divisi in sballati e nerd. Nessuno in grado di apprezzare le mie calze ricamate.
Ora che ci penso siamo dietro casa di Coso, là. Fammi scrivere, magari ci scappa un diversivo.
Sei in zona?
Sì ma non da solo.
Visualizzo. Non rispondo. Eh vabbè, mangerò un kebab. Tempo cinque minuti e mi invia una emoticon, quella con l’omino che stringe la testa nelle spalle e alza i palmi al cielo, un incrocio tra delle scuse e un “le cose stanno così, ci devi stare”.
Ok, ci devo stare. Ma stare dove? Stare a cosa?
Non so come dirlo. Il fatto è che se volessi stare con te non saremmo qui a scriverci porcate di notte su una chat che si autodistrugge, ti pare?
Credevo fosse evidente a entrambi che non interessa a nessuno dei due stare insieme.
Sul perché non interessi a te, sinceramente, non mi pongo molte domande. In un primo momento me lo chiedevo, poi ha preso il sopravvento il perché io non sappia che farmene di stare con te.
“non da solo.”
Ecco, è un modo abbastanza becero per dire che sei con la tua donna.
Sinceramente, se stessi con qualcuno, vorrei che nel momento in cui fa lo stronzo con un’altra, gli dicesse il mio nome. “Sono con C” ma anche “Sono con lei.” Vorrei mi riconoscesse gli onori della titolare, vorrei il lusso di stare sul cazzo a quell’altra.
Il fatto è che ne ho viste troppe per credere che la monogamia sia l’unica forma possibile di amore. Credo nella devozione, quello sì. Credo nello scambio umano all’interno della coppia, in quell’unione emotiva e mentale che crea qualcosa di nuovo. La coppia, appunto.
Ma la fedeltà è altra cosa. A volte credo sia un’invenzione, altre una costruzione esterna, eteroimposta.
Non è che pensi che sia una figata, penso solo che la natura umana è debole e che l’amore a volte continua ad esistere anche se il basso ventre tira altrove. Non vedo il dramma, ecco. Non credo che sia un amore meno legittimo. Sono fasi, poi passano. Debolezze, distrazioni, ricerca di stimoli. Se in origine c’è un sentimento, non sono poi così determinanti, queste fasi. Non che pensi che vorrei una coppia aperta, penso che non siano dei momenti di sbandamento a rompere un legame che sia forte.
Il punto è il legame, l’uscire dal proprio baricentro per barcollare, quel minimo che serve ad appoggiarsi all’altro, a sua volta sbilanciato. Io, l’amore, lo vedo così, come un piccolo compromesso dall’equilibrio instabile, che oscilla di continuo ma riesce sempre a non cadere.
Tu, però, non ti esponi mai così, non ti mostri mai vulnerabile.
Tu hai il controllo, tu non sei solo, tu puoi avere chi ti va.
Mah.
È come se le tue fidanzate fossero degli accessori, i tuoi +1 alle feste.
Quella chi è?
È la nuova tipa di Coso, là.
Io dalla trappola del +1 sono scappata tantissimi anni fa, quando ero “La ex di Coso, là”. Non mi andava, non era per me. Io sono C, faccio cose, ho opinioni, personalità, faccia, corpo, idee.
Scomode, scomodissime. Che sono qua a fare la poco di buono in chat con uno che manco mi piace granché ma è divertente.
“La poco di buono”. Che cliché. Etichettare le donne perché sfuggono a uno schema sociale. Se fosse un uomo sarebbe un eroe. Ho amici che puntano appositamente quelle fidanzate perché danno meno problemi. Ma se a farlo è una donna, apriti cielo!
Io non miro gli uomini impegnati. Sono gli uomini impegnati che mirano me. Il più delle volte li evito, non c’è nessun gusto a giocare sapendo di non poter vincere a prescindere. Non è motivante.
Però, tra una motivazione e l’altra, posso anche divertirmi, no? E allora magari può succedere, senza che consideri la cosa un mio problema, perché non lo è.
Anche perché, da quando ti conosco hai cambiato tre fidanzate. La cosa preoccupante è che di nessuna hai pubblicato la faccia. Non che sia un obbligo, per carità: la riservatezza è una dote mai abbastanza celebrata.
Ma non le tieni nascoste, non le proteggi. Tu le mostri, ma di spalle. Le metti nelle foto come elementi decorativi.
Tramonto + tizia A, molo + tizia B, vicolo storico + tizia C.
Sono l’elemento umano che valorizza le tue inquadrature. Come fossero orpelli, decorazioni, come io scelgo le calze dopo aver scelto abito e scarpe.
Per essere un femminista, hai un bel modo di merda di vedere le tue donne. Sembrano tutte tue estensioni.
Oh, poi magari mi sbaglio e tu esci con le amiche di lei e ti preoccupi di stargli simpatico, non lo so davvero. Ma quel che mostri è velatamente machista e non fa per me.
Io sono quella che obbliga gli amici al selfie in ascensore e pubblica solo quello in cui lei è venuta benissimo. Io non sono la coccarda all’occhiello di nessuno, non lo so fare, è così, mi piaccio comunque un casino.
E ora che me lo sono ricordata, tutto sto pippone indegno non sto nemmeno a mandartelo, che tanto non mi serve a nulla dirtelo, che me ne può importare? Che ne può importare a te, oltretutto?
Alla fine penserai che non ti rispondo perché sono offesa, risentita dalla tua condizione di non solo, nonostante il secondo invio, quello dell’emoticon edificante.
Ma, in effetti, non è che mi interessi granché, quel che pensi. Non sono io che “ci devo stare”.