Sinigallia
Ciao cuore,
vengo a riprenderti, con impegno. Te lo dico da adesso così poi, semmai, non facciamo scherzi. Evitiamo le chiacchiere, hai sentito quella cosa, hai letto che, non so dove andare in. Ti avviso che ti preparo, nel senso che ti figuro già e non dobbiamo questo grande esercizio.
Vengo a riprenderti e ci devo aver pensato moltissimo bene, con il colpo sicuro dei film. Vengo a riprenderti dopo quel tempo che basta, a posto così, non pensiamoci oltre. Quindi.
Ho messo in moto l’auto e guidato con attenzione perché vuoi mai che adesso faccio un incidente? Sono tesissimo che quasi non mi riconosco. Allora ci ho messo del tempo, sono andato con calma e prudenza, mi sono inflitto il brodo dell’irriconoscenza.
La strada non la ricordavo bene e quello scorcio dalla curva un po’ così, tagliato male nelle foto mai giuste, non capisco se siamo brocchi noi o è la costa, il mare, il verde, il riflesso anche se non c’è troppo sole. Non si capisce, sono andato dritto, ho sbagliato e per tornare indietro poi sono chilometri. Altro tempo.
Sto qui e aspetto. Faccio due cose di lavoro con il pensiero ma non mi concentro, vedo tutto annebbiato, sento caldo ma ho già i finestrini giù. Vado dentro il bar, chiedo una coca. Non hanno la coca. Chiedo l’acqua frizzante. Solo calda. Fa così caldo che si scioglie tutto, pianissimo,come la moviola della vita.
Non capisco molto bene e allora mi informo su me stesso.
⁃ Sono in forma?
⁃ Sembri Raul Bova.
⁃ Sono giusto più bassettino.
⁃ Si nota.
⁃ E sovrappeso.
⁃ Si nota.
⁃ Fa molto caldo oggi.
⁃ Noi, qui dentro, benissimo.
⁃ Io, davvero, ma come fate.
⁃ Alimentazione.
⁃ Non si impara mai.
⁃ Forse perché sei un po’ tonto.
⁃ Dev’essere così.
⁃ Tua madre che diceva?
⁃ Che ero un po’ lento.
⁃ Hai visto?
⁃ Ho visto.
⁃ Vedi che la macchina si scioglie.
⁃ Ah, grazie. Arrivederci.
⁃ Arrivederla.
La macchina si è un po’ sciolta ma niente di grave, si tiene assieme e mi fa il gesto del va tutto bene. Sono sicuro di aver cambiato colore, vedo se sono negro. Non sono negro, sai poi che non mi riconosci, è passato del tempo, torno negro.
Chiudo la macchina, i finestrini, il cofano, mi allaccio la camicia, le scarpe, mi assicuro di avere le idee in ordine. Quelle, mai avute in ordine, sto sereno. Vado.
Settanquattro scalini, un numero imprecisato di tondini di ferro della ringhiera, alcuni metri di corrimano, otto finestre, otto maniglie, due gambe, due braccia, un fiato, una porta pazienza finché può, finché dura il tempo che si può durare, una cosa giusta quel tanto da non stancare.
Il tempo, se vogliamo dirlo, non si mette come amico.
Rimaniamo d’accordo?
Si.