Sistema internazionale di misura
I loro corpi erano felici di incontrarsi in un abbraccio caldo. Si incastravano perfettamente braccia, teste, gambe. Gli occhi di lui erano limpidi, forse commossi.
Te ne vai allora. Non ti auguro niente, perché so che già sai tutto. A lei i suoi occhi sembrano enormi sempre più grandi, scuri, profondi come un pozzo.
Avevano paura in quel frangente post-lavorativo di mostrare le reciproche emozioni, ma d’altra parte lo avevano fatto per mesi.
Uno accresce la spiritualità dell’altro e viceversa. Ci sono stati pianti, pacche sulla spalla, sigarette consumate, e ancora abbracci. Una volta eravamo in tre, poi in due. Poi rimarrà solo lui.
Dove vai adesso?
Non lo so, voglio cambiare vita. Ma guarda io non ho paura, vediamo che succede.
Che noia dirsi ciao. Si cambia contesto per ricercare un nuovo senso di libertà e ci sono sempre degli strascichi dietro. Lei odia gli strascichi; sia in senso letterale che figurato. Il legami, il dover sentirsi.
Meglio darci un taglio. Ogni volta che cambiava posto o città, faceva sempre un bel decluttering. Parola in voga ora tra le fashion blogger milanesi del cazzo. Però pare che avere divani gratis è il nuovo modo di promuoverli. Ma da quando se regali un divano a uno ti aspetti che altra gente se lo compri? Il mercato sta diventando pazzo. Stanno impazzendo tutti.
Più o meno pesavano uguale, più o meno potevano contare sulla stessa altezza, o meglio, bassezza.
Tutti e due potevano contare su una solitudine abbarbicata come un edera che protegge il muro di una casa.
All’ultimo saluto non sanno cosa dirsi. C’era sempre stato molto di non detto, c’erano sempre stati discorsi troppo astratti per essere considerati applicabili nell’immeditato. Poco uno sapeva della vita dell’altro; e forse andava bene così.
Se cosi non fosse stato, se le parole fossero state troppe, l’emozione sarebbe svanita, i palpiti sommessi, il desiderio represso reciprocamente.
Un affetto è giusto che muoia in silenzio dopo un addio. Un affetto che forse sarebbe potuto diventare altro, ma la saggezza porta a capire talvolta dove fermarsi, rispettando le costruzioni traballanti delle vite reciproche. Un amore può morire nel silenzio e nella non-azione. Un amore può morire senza far vedere il fiore che sboccia, custodito in un posto segreto.
Non era necessario tirarla troppo per le lunghe. Lei doveva finire di sbrigare le ultime mansioni, sentiva un gran senso di perdita di tempo. Perciò si sentiva impacciata.
Si, ok. Forse è l’ultima volta che lo vedo. E appunto, chi se ne frega: è l’ultima volta che lo vedo.
Di nuovo, Non so cosa augurarti, tanto lo so che ce la fai comunque. Non serve a nulla che ti dica qualcosa. Ti voglio bene dai.
Ecco, bravo, vattene per favore, suvvia. Tagliamo la scenaaa!
Gli occhi gli diventavano sempre più grandi. Uno sbuffo.
Ma che, davvero mi fai il sottone in questa maniera?
Canne, momenti felici e tempi audaci. Ma tempi andati. A parlare di morte di vita e di tradimento, ma in modo sottomesso. Ora per lei la musica sta cambiando e la vita prendendo conseguentemente un altro ritmo. Non si è mai lasciata alle spalle distruzione, ma solo silenzi. C’è sempre tempo per aprire la bocca di nuovo, ma non deve essere per forza subito.
La morte, l’amore, il tradimento e la fuga fanno parte della stessa famiglia della ricerca dell’assoluto, di questa fiaccola che splende che significa libertà, o meglio, liberazione.
Senza relativo, l’assoluto non può esistere.
La tentazione, se così si può chiamare, è solo un costrutto, come tanti altri a cui l’uomo si appiglia per giustificare mancanze, azioni che vanno contro i propri principi personali; i quali si assolvono delegandoli a esseri superiori, immortali, onniscienti e onnipresenti.
Scrutare l’animo umano non ha niente a che fare con questo. Nell’atto dell’ abbraccio il tempo non esiste, nei loro occhi il tempo non esisteva. Nessuno di loro due credeva nel tempo, nessuno di loro due credeva nella velocità della vita che scorre. Ogni particella appartiene all’universo. Non esiste proprietà esclusiva.
-Entro dentro, ho da fare ancora un po’ di cose prima di andare via.
-Certo, meglio che vada anche io perché ho ospiti.
Respiro di sollievo invisibile da parte di entrambi.
Sipario.
Buio.
Il segreto non viene mai svelato. Sono solo due cuori che si aprono timidi, che sanno che esiste l’adesso ma il futuro no. Incespicare in errori che possono distruggere le fragili costruzioni messe in piedi negli anni fanno tremare un po’ lo spirito, velocizzare la frequenza del battito cardiaco, indurre goffaggine nei gesti.
Perfettamente normale. Se si devono gestire queste cose, come un addio, un saluto ad una persona cara, ci si pensa; dieci cento mille volte, finché la schiena non suda, non tagli il nastro e voilà un bel taglio netto.
Lei adora i tagli netti, odia le melensaggini. Le sente come un prolungamento artificioso dell’affetto.
Eppure quei lasso di tempo poteva essere la vita intera. Una grande dichiarazione in un covo di bisce, di sguardi sospetti. Questo è ciò che va al di là della vita nel singolo istante.
Lei non voleva se ne andasse. Forse quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe rivisto. Una creatura così fragile ma con uno spirito ben forgiato. Voleva inseguirlo. Apriti per favore, apriamoci insieme. Smettiamola di parlare di morte.
Se si parla di morte è per evitare di parlare d’amore, di affetto. Entrambe le cose conducono all’assurdità dell’assoluto.
Si abbracciano di nuovo, nessuno dei due riesce a finire la sigaretta. I due corpi si incontrano e si incastrano di nuovo perfettamente come due pezzi di un puzzle.
Lui scappa alle ultime luci del tramonto. Lei entra e finisce ciò che doveva fare. Le tremano le mani mentre svolge le ultime mansioni.
Il tempo del saluto si è già concluso. Io non ho paura delle emozioni, le raccolgo, le divido, le spezzetto. Odio l’indifferenza, pensa tra sé. Però non si può dire sempre tutto, e a volte le emozioni vanno mostrate. Un po’ le tremano le mani, ma è perfettamente cosciente che il tremore deriva dall’immagazzinamento di uno specifico cocktail di emozioni bevuto in un lasso di tempo x. Tutto sotto controllo. Mai andare contro le sbronze.
Il meccanismo di scomparsa è molto semplice. Arriva il momento del ciao. Arriva poi quello della separazione. Le due vite scorrono normalmente come prima. I gesti non cambiano. Non cambia il modo in cui si beve una birra mangiando dei panini assieme a degli amici. Non cambiano le corse per la città.
Il rumore dei treni non cambia. Le luci non sono diverse.
La percezione dell’universo dopo un addio cambia invece. Una chiusura non lascia spazio ad un dialogo successivo.
Che ti frega, tanto non lo vedrai mai più.
Negli addii lei ci trova sempre un senso di liberazione che sfiora l’assoluto. Le viene da alzare un dito al cielo come il più performante Freddie Mercury di sempre.
Che bello correre per la città. Che bello avere un fottuto cervello (o un cervello fottuto?) e mettere tutto in contenitori a casaccio classificati dentro uno sgabuzzino enorme. Ti ricordi? Questo era di quella volta che ti avevano detto: la ragazza ha del potenziale, però non riesce ad esprimerlo. Questo invece è di quando era morto il tuo gatto e sei stata zitta per una settimana. Questo vasetto invece è per le birre che non berrai più in quel posto perché hai quasi spaccato il bicchiere in testa a uno. Questo è invece per quella volta che hanno offeso la tua amica bionda per strada.
Per ora non ci pensava, camminava velocissimo. Una slalomista professionista in mezzo al casino.
Lui torna a casa, si ferma a prendere delle birre, fuma qualche canna con i suoi amici. Parlano di tante cose; di come va la vita ora, di cazzate, della morosa, di faccende semplici. Si godono il silenzio della città dormiente.
Non c’è pericolo, riesco benissimo a calcolare l’ammontare delle emozioni e darci il peso giusto per poterle spazzare via. Sono cose di tutti i giorni. Un giorno è così, un giorno è un’altra storia.
Più o meno niente si ripete, ma se ci si ascolta si può classificare tutto, limare, catalogare, inscatolare e andare oltre a ogni singolo istante.
Il cervello chiude l’argomento. Bene, addio. Però.. forse avrei dovuto dirle qualcosa di altro. Ma io sono troppo vecchio per ste cagate. Meglio chiudere tutto e dire che va tutto bene. Nascondere le emozioni dietro principi fluidi e relativistici consente di fare un passo in più verso la sublimazione del concetto di morte.
Ah, tutto è liberazione! Se penso troppo sono fottuto, se penso troppo poco sono fottuto ugualmente. Quindi è meglio nichilisticamente seguire una vita orientaleggiante fatta di maestri del pensiero e scissione delle emozioni.
Una vita a tre occhi miopi.
Ci sta bene a sguazzare nel suo fango dove potrebbe nascere un giorno un bel fiore di loto. Se non si riesce a fiorire bisogna andare via. Reprime costantemente questo pensiero. Pensa che tanto di soldi ne ha bisogno ed è meglio tenere i piedi per terra, non serve andare troppo in là. Lo fa già la testa da sola. Perché mettere in movimento delle azioni che potrebbero comportare rischi? Alla fine uno torna sempre lì, se lo dice continuamente.
Muoversi a che serve? Se le cose dovranno cambiare cambieranno da sole, la vita non appartiene a nessuno.
Bla bla bla… ad un certo punto gli scoppierà la testa. Lo sa, è solo questione di tempo. O meglio, di lasciare andare avanti la vita ancora un po’.
Lei arriva in stazione, sale sul treno. Che bellezza lo slalom gigante. Si sente al sicuro, non riesce a chiudere gli occhi per riposare. Ma fuori è buio e non vede neanche il paesaggio mentre il treno corre. Che noia. Non riesce nemmeno a leggere. La sua vita sta per essere capovolta. Se lo mangerebbe il mondo, con tutti i suoi legami. Una scorpacciata di occhi grandi, emozioni, pianti, gambe incrociate, libri, birra, canne, capelli di tutti i colori, odori immaginifici, batteri e sudore. Vita, lavoro, Morte. Morte, lavoro, Vita. Se inverti l’ordine degli addendi il risultato non cambia.
Il mattino lui si sveglia alla stessa ora come al solito. Una spremuta, due esercizi di yoga, un po’ di meditazione. Ricomincia la routine. Ricominciano le solite cose, c’è ben poco spazio per la fantasia. C’è ben poco spazio per lasciare veleggiare il pensiero. Non sta più pensando alla sera prima. Tutto va avanti, non c’è differenza. Giacca a vento, berretto, sciarpa e via in mezzo alla nebbia. Il programma che deve gestire non è soggetto ad alterazioni. Riesce a nascondere dietro il nobile concetto di liberazione quello bieco dell’indifferenza in modo magistrale. Da primo premio costruttori. Mantenere l’attenzione su sé stesso è l’atto più salvifico che potrebbe fare per restare in linea con tutto, per non impazzire. Il piede sempre a pochi centimetri dal freno per rallentare ed abbassare la pressione.
Lungo sbuffo di fumo che si confonde con la nebbia. A fine giornata sono trentacinque sigarette. La dieta vegana è essenziale per non avere problemi di salute di sorta, non c’è di che preoccuparsi.
Olè, ora le due vite sono definitivamente separate. Ah. Respiri di sollievo.
Lei sa che ora sta per cambiare completamente vita, ci sarà una routine tutta nuova. Anzi, lei una routine non la vuole più avere. Niente costrizioni. Niente lavori schiaccianti. Deve guadagnarsi da vivere per dar sfogo alle sue ossessioni: i libri e il Bobby’s.
Voglio comprarmi quel maglione di lana e mohair.. fichissimo.
Non si era mai sentita così sensuale. I cambiamenti sono eccitanti. Ponderazione, nervoso, azioni sconsiderate e di nuovo ponderazione.
Nei giorni successivi, fare l’amore con il suo ragazzo diventa un'altra cosa. Gli odori sono più forti, le sensazioni tattili ancora più intense e la consapevolezza dell’affetto reciproco ancora più tagliente, affilata, sottile. Perturbante al punto giusto.
Sa che ci sarà sempre una persona che le vuol bene al suo fianco, decide lei chi far avvicinare nella sua vita. Decide lei il suo personale processo di decluttering. e non ha più paura di dire di no, di alzare la testa e di esprimere quello che pensa. È ora di trovare un altro posto nel mondo.
Butta via interi scatoloni di roba. Una liberazione incredibile. L’atto dell’abbandono delle cose inutili le provoca una febbrile eccitazione mista a nervosismo.
Tante porte si sbattono violentemente contro la sua faccia, altre se le apre da sola. Vaga tra i pensieri e quello che concretamente vorrebbe o dovrebbe fare. Senza i soldi non si campa affatto. La prigione ce la si costituisce nel momento in cui ci si ferma troppo a lungo, incastrandosi in un tempo, in uno spazio circoscritti.
La testa si apre ovunque, l’ambiente è un contorno importante. Ma la forza delle decisioni, la forza del movimento è ciò che le dà vita.
Si prospettano scenari diversi, diverse relazioni. I meccanismi che muovono la quotidianità esteriore cambiano. Gli specchi sono altri specchi.
Non voglio perdere la mia testa, non voglio distruggere il mio intelletto.
Questa è la sua più grande paura. Sa però che nessuno un questo la può aiutare. Deve gestirsi da sola tutte le sue particelle, tutte le sue molecole. Lo stimolo reciproco arriva, ma in che modo? Non vuole morire con il cervello annichilito. Piuttosto aggiunge dieci sigarette in più al giorno e parla da sola. Parla con chi non la può sentire. Si confronta con chi ha già detto quello che doveva dire.
Il cuore non può fermarsi mai, ma si possono imparare a definire i contorni del non toccarmi, voglio proteggermi. Tu non mi sei d’aiuto. Taglio. Ricomposizione.
Parola d’ordine: non me ne frega un cazzo.
Una parola d’ordine dolorosa, odia girare le spalle, d’altra parte è stufa di raccogliere ed implodere ogni volta. Ma perché allora non esplodere dentro? Non è che per forza qualcuno deve sentire il rumore. Però può passare tutto agli atti. Alzare il dito al cielo perché I'm a shooting star, leaping through the sky.
La fluidità della vita è magica. Ti dona la possibilità di pensare all’attimo presente, che poi diventa passato, che poi viene catalogato, e messo in una scatola, in un’ampolla. L’impazienza necessita di essere ammansita, regolata. Una cosa che non va ammansita è la passione. Si può urlare dentro, ma non è necessario che fuori si veda. Per lo meno, lei non l’ha mai trovato necessario, anche se in questo mondo bisogna sapersi vendere e accumulare premi sulle percentuali del venduto che poi consentono il riscatto per una vita migliore.
Vita, Lavoro, Morte.
Amen.