Surrealistic pillows
Sì, ho una casetta, da tanti anni, una cosina carina tutta mia, a cabin in the woods, il mio sole caldo nella notte addormentata, che vedo ogni tanto quando m’intruglio nella tela del ragno e divento un non-plus-nulla che insegue sia l’ignoto che gli arciluoghi già percorsi e ripercorsi, con gli occhi sbarrati del dormiente, del sognante, quando che m’avvinghio su di me e via di guerra in letto, calcetti al materasso e singulti logopedici, squizzini coi labbri e mangiatorelle coa lingua, surrealistic pillows while I’m exploring the subconscious world of dreamflying.
I have a dream.
A cabin in the woods.
Una casettina che raggiungo ogni tanto a piedi ogni tanto volando, sì, ho una casettina simpatica in legno d’abete con staccionata di pino silvestre (mi pare) dietro una collina sempre coperta da un infinito telo, prima di una salita; cellò da tantissimi anni (non è per vantarmi), sì, sin da bambino, eh, sempre uguale, sta là, la salita e dopo vedi il monte dietro e zac, sulla destra della stradina sterrata da dove vengo in genere io quando ci cammino o ci volo, verso e sotto i suoi tramonti liquidi e fin troppo bianchi; che poi ogni tanto in quella porzione di sogno e di stradina sterrata col monte a destra, il vento tira come nei film americani con i tornado killer e i subcloni nasoni di tom cruise che sbavano invano per la scienziata bionda e pazzerella, e piega tutti i campi di capelli d’erba che si prostrano dinamici in danze diavole che creano psicotiche ombre erboristiche riflesse dal cielo ora in sconquasso e prediluvio, come nei film americani quando atterrano gli elicotteri dei Marines sui drammatici prati asiatici deflorati che poi ammazzano tutti che comunque nessuno li aveva mai neanche invitati a ‘sti americani e questi arrivano e ammazzano tutti con gli elicotteroni arnold-51 e god bless united states of this minchia grossa con 50 stelline grigie del cazzinculo.
E il vento trancia pure i tronchi degli alberi rigogliosi, che si spaccano e cadono floppi come pizze molto fini e molto molli.
Ma io zero deboscio e solo scarpate possenti da romitaggio campestre, eolo o meno: vado su a destra, in casetta. Sempre.
Troverò molte pizze, all’arrivo? (would be nice)
[E fa fiiiiiuuuuuuu fa il vento! fiiiiuuuuuu fa il vento, fiiiuuu!
E la luce si fa sempre più astrale e finale
E dove cazzo vado
Col vento
Senza pizze
E a ‘sti americani chi cazzo l’ha invitati? Portano la pizza, almeno?]
La casetta è là, dopo quel sentiero in pietruzze che sembran perle di mare in aerovivanda vetrata (edulcoreggio), poi tagli in sù e te la fai cinque minuti a gambe e fiato e spedalamento e vaffanculo, la fatica, poi ti vedi un mulino ricoperto di sciulipani e girostagni, oibó!, poi zac nuovo orizzonte improvviso e vedo la casetta in legno e mi dico veccio figata dai ma dove l’hai comprata, e mi dico eh veccio (son vicentino) non l’ho mai comprata, è solo che ogni tanto me la devo fare a piedi fino a qua, e non posso manco toccare niente, sennò mi sveglio e tiro un urlo.
E qua cheffai, cheffarai, nella casetta?
(thanks for asking)
Eh, ci faccio che son vent’anni che ci vengo, di notte, non so da dove, ma ricordo sempre questo monte e queste curve e poi questa casetta che secondo me non c’abita nessuno e aspetta solo me, che poi ci arrivo stanco e sudato, sempre, che se tutto va bene sarò a letto in posizione di gomitolo a tendere i muscoli come poco prima di una sentenza di morte sulla pubblica piazza, e son davanti alla porta d’entrata e faccio per entrare ma non ci entro mai e mai ci entrerò, non ci entrerò mai capisci?, invece ogni volta mi stendo sull’ingresso in soppalco, supino, magari a pancia in su, faccio come di perdere i sensi, poi mi risveglio, mi riprendo, mi accovaccio e guardo delante, ma è tutto sotto, sospeso, sono io sopra le cose e la mia vita è giù da me, la casetta alle mie spalle ma non la aprirò mai, è tutta pace è tutto ok è tutto silenzio dopo il vento, è la musica del cuore mio e del cuore degli altri, è un bacio sulla fronte dato da chissacchì per chissàddove nonsoqquando.
give my mother a bacio in fronte.
cosa guardo, infinity guardo
finally nopolitics, noautoritá, nojordanpeterson, nogalimberti, noamericani, nosalvini, noplastica, noblackmirror, nocalciomercato, noelettrodomestici, nosupermercati, nobellomo, nodickshowing, nogerarchia, nopompiniricatto, noinvidia, noutilitarismo, nolassismo, nococaina, nofatboyslim, no frappuccino
solo casette lontane
dove mangiarci la pizza
che non si piega
ioettè
noccioline
cubetti, polleggi
piedini
ngoccio d’olio