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Tisana e Tinder. La verità in tre atti.

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Tisana e Tinder. La verità in tre atti.

di Klara

Jun 24, 2019
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Tisana e Tinder. La verità in tre atti.

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-                No. No. Tette. Ancora tette. Ma che diamine, altre tette!
Anna non ha ben chiara la situazione, quando rientra in casa e trova Silvia sul divano, un bicchiere di tè freddo sul tavolino e lo schermo dello smartphone come unico destinatario del suo imprecare.
Una scena strana, soprattutto per l’audio.
-                Che stai facendo?
-                Doppia T: Tisana e Tinder. È lunedì, cosa vuoi fare?
-                Non lo so, qualsiasi altra cosa… Tinder? Non eri contraria? Avevi cancellato l’app.
-                No, contraria no. Mi annoiavo.
-                E ora?
-                Anche.
-                Quindi?
-                Boh, ho rotto con Giacomo.
-                Ah, mi spiace.
-                A me no. L’idiota mi ha fatto prendere le ferie e si è dimenticato di dirmi che non poteva raggiungermi.
-                Ma che stronzo!
-                Scherzi? Sono io che sono troppo pressante. È riuscito a scaricarmi e a darmi la colpa. Dubito ci faremo gli auguri per Natale, diciamo.
-                Ora capisco Tinder.
-                Già.
-                Ma perché “tette”? Hai sbagliato le impostazioni, sai che devi indicare che ti piacciono gli uomini, sì?
-                Ma certo, che hai capito! Non sono tette vere, sono pettorali. È giugno, un casino.
-                Cioè?
-                Cioè un conto è a marzo, si poteva anche fare. A giugno su Tinder son tutti senza maglietta, che devono mettere a reddito la palestra.
-                Stai scherzando?
-                NO, magari! Ti dico che è così. Tinder è una giungla. Per trovare una persona decente devi fare una cernita che le selezioni per la CIA, in confronto, sono il tema di quinta elementare.
-                Te che foto hai messo?
-                Un paio di selfie, uno che ho fatto a una mostra e sono proprio figa. Poi la canotta di Emergency.
-                Un selfie?
-                Sì ma senza faccia, solo la maglietta.
-                Solo le tette?
-                Delle tette umanitarie. Mi sembra un buon modo per allontanare fanatici della razza con la bava alla bocca.
-                Non è male, brava. E la bio?
-                Ma che bio! “Sissy, 34”. Volevo metterci una citazione ma poi ho pensato che bastava una frase un po’ provocante. “salviamoci dalla noia, uccidiamoci di vita”
-                Un po’ cagna, no?
-                È pur sempre giugno.
-                Touché. Trovato niente? Fammi vedere.
-                Per ora solo casi umani.
-                Oh, Dio! È un pacco quello?
-                Sì, ma vista mare.
-                Ah, ok. Aspetta. Questo che problemi ha?
-                Nessuno. La vita. Cogli l’insieme? Perché è l’insieme che va colto. Ascella depilata, accanto ad occhio celeste con la bio che chiede “niente ex tra le palle”. A questo lo menano sempre, poverino. Ah, poi, vedi? Tutti fanno sport estremi e viaggi fantastici. Nessuno che si fotografi sul divano. Tutti in Tailandia, sotto la cascata, su per la montagna, giù con il paracadute… ce ne fosse uno che si fotografa davanti a un quadro, una statua… niente!
-                Hey, questo con il Pantheon!
-                È uno straniero che si deve ambientare. Non posso farmi rimorchiare in inglese, non mi arrapa.
-                Ma da quanto sei qui?
-                Due ore.
-                E non hai match decenti?
-                Sì, in realtà un paio decenti. Uno più che altro.
-                Fai vedere.
-                Una bella faccia, di quelle stropicciate, vere, vissute. Chiaramente lo sguardo da matto. Però si vede che c’è qualcosa.
-                Non si vede niente del corpo. Potrebbe essere uno sfigato con il fisico ridicolo, alto un metro e venti.
-                Che è esattamente il tipo che piace a me: sfigato, bella faccia, matto come un cavallo. Già lo amo. Oh, mi ha scritto! Tesoro, vado a letto, domani ti dico che tipo è.

Il giorno dopo, a colazione, Anna versa il caffè a entrambe mentre l’amica sbuffa esangue dentro il frigorifero, alla ricerca di uno yogurt.
-                Quindi?
-                Che?
-                Il tipo?
-                Ho fatto le 02:00 su whatsapp.
-                Whatsapp?! Sei matta?
-                Probabilmente sì. Ma non sembra un pazzo. È più un uomo spiritoso. Grande slancio.
-                Ma che vi siete detti?
-                Niente.
-                Fino alle due?
-                Cazzate. Vocali, senso della vita, fesserie varie. Mi fa ridere. Ha anche una bella voce. Confermo la diagnosi: pazzo scriteriato. È un matematico, fa algoritmi, progetta app. Il classico tipo sicuro di sé. Divertente, spiritoso, mi piace. Ci vediamo domani sera.
-                Bene, no?
-                Sì, bene. Ho sonno.
-                Le due di notte in chat… che figata, manco con msn! Brava. Vado che faccio tardi. Ciao.

Nel tardo pomeriggio Anna riceve un vocale di Silvia. A seguire la posizione in tempo reale dell’amica.
“Tesoro, senti, io ho avuto una giornata colossale, mi hanno offerto un aumento e una posizione pazzesca. Me la faccio sotto e sono terrorizzata ma ho anche voglia di festeggiare! Per cui esco con il tizio di stanotte, gli ho scritto, è stato super simpatico, mi fa ridere. Alle brutte ci bevo due bicchieri, che problema ci sarà mai. Ti condivido la posizione, così se è un maniaco e mi fa a pezzetti sai dove andarmi a cercare. Ti voglio beneeee! Ci vediamo domani!”
Ansia. Tremendamente ansia. Tutta questa emancipazione la ucciderà. Ora deve vedere dove si sposta il pallino di quella svitata fino a che non torna a casa. ANSIA.

Alla fine Anna si è addormentata con la luce accesa mentre leggeva un articolo sulla responsabilità ambientale di una noia devastante. Quando si sveglia ha il terrore di essersi distratta. Non ha sentito Silvia rientrare. E se fosse morta? E se fosse viva ma tenuta prigioniera?
E se fosse in camera sua?
Lo schermo del cellullare evidenzia una notifica della app verde: “Tesoro, sono a letto, tutto bene. Poi ti dico.”
È viva.
Evviva.
Esce dalla stanza e va a mettere su il caffè. L’altra è già lì: la moka sul fuoco, lo yogurt e i biscotti in tavola. Un sorriso disteso, uno sguardo stanco. Tutto meglio del previsto.
-                E quindi?
-                Quindi niente.
-                Non ci provare! Quindi dimmi tutto! Com’è andata?
-                Boh, dipende. Una serata piacevole, in fondo.
-                Sissy ti strozzo se non mi dici tutto! Com’è andata col tipo?
-                Era più bello come ipotesi.
-                Poteva andare peggio. Potevi citare Calcutta. Spiegami, va. Intanto com’era? Basso?
-                Sì, chiaramente. Dal vivo anche più pazzo che in foto. La prima impressione è quella di un cocainomane, quella fretta, quell’incalzare di chi deve prendersi tutto.
-                E cos’è? GOMORRA?
-                Stesso taglio di capelli, tra l’altro. Genny Savastano magro e nervoso. Comunque poi ho scoperto che è un workaholic, ha una società di software, dei dipendenti, si sente molto figo per questo.
-                Beh è figo.
-                Sì, lo è. Ma se non parli di altro significa che non hai altro, no? Però in fondo una persona simpatica. Seriamente, mi sono divertita da morire. Ma è uno che ha un buco emotivo assurdo.
-                Siamo già allo screaning emotivo. Sarà prematuro?
-                Hey, ha iniziato lui. Mi ha chiesto degli ex.
-                E tu?
-                Ho fatto spallucce, che dovevo fare. Non so nemmeno dove vive il mio ex, figurati che problemi ho a parlarne. Lui, invece, ha accusato il colpo.
-                Baratro?
-                Roba forte. Storia lunga, finita male, si è fatto serio. Mi sento sempre in colpa quando colpisco nel segno. Ma è stato stupido lui! Pensava di colpire per primo. Figurati.
-                Quindi aggiungiamo una devastazione emotiva in più al nostro archivio. Che meraviglia! Come ha fatto a diventare una bella serata?
-                Abbiamo iniziato a parlare di sesso.
-                BAM BAM!
-                È l’unico argomento che sia disposto ad approfondire. Come fosse l’unica cosa che gli interessa.
-                Che tristezza.
-                In realtà sì, è triste. Un po’ perché non è vero: ha un tatuaggio di Ketih Haring. Gli piace l’arte contemporanea ma non ha voglia di parlarne. Non mette nulla sul piatto. Ecco perché è triste. Però, devo dire, che parlare di sesso con uno sconosciuto è anche molto divertente. Mi sono divertita tantissimo.
-                E poi?
-                Poi abbiamo finito di bere e mi ha chiesto cosa avessi da bere a casa.
-                L’hai portato qui?
-                Non ti sei nemmeno accorta, eh? Pensa che trasporto!
-                Ero sfinita, cavolo…
-                Quindi ci alziamo e mentre ce ne andiamo lo bacio. Avevo voglia di baciarlo. È stato fighissimo.
-                Sì?
-                Sì. Sexy da morire, una pomiciata di quelle che ti sveglia tutta la pelle, ti senti ribollire il basso ventre, ti accende come una lampadina, tremi, sei felice, elettrica. Pazzesca.
-                Wow! E poi?
-                E poi una scopata di merda.
-                Eh?
-                Eh sì. Scopava da solo. Per carità, bello. Ma io non c’ero. Non servivo. A una certa gliel’ho detto. “Hey, sono qui”. È stato inutile. Un esercizio di ego andato male. Mi ha arrapata più da vestito.
-                Ma ti vedo tranquilla, però.
-                Certo. Che devo fare? Disperarmi? Ci sono cose peggiori delle scopate brutte.
-                Tipo?
-                Tipo non scopare.
-                Severa ma giusta. Vado in bagno per prima che tu sei lenta stamattina.
-                Ok, tanto ho un paio di match da coltivare.
-                Non demordi, eh?
-                Non lo so, alla fine, l’umanità è interessante.
-                È arrapata.
-                Molto arrapata.

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