Ogni volta che guardo fuori dal finestrino c’è un monte, un cimitero, o entrambi e qualcuno che corre.
Case coloniche un tempo bellissime ed ora con la vernice scrostata, con fuori i falcetti e sopra le travi per i pomodori una tovaglia colorata per proteggerli dal sole. Ci abitano i vecchi senza la badante e con i figli scappati all’estero a fare i soldi, che una quindicina di anni fa si sono innamorati ed adesso non tornano più.
Almeno una volta c’erano le cartoline, con tutte queste e-mail è diventato difficile ricevere le foto dei nipotini e nessuno si lascia più cresimare.
Le serre sono coperte da teli ingialliti dal sole ed un po’ mangiucchiati verso l’uscita, il profumo dell’insalata vicina al basilico ed alle fragole, l’ordine meticoloso che conosce solo una fattoria di numerare i suoi frutti, le sue bestie. Al maiale per dieci anni non abbiamo cambiato nome, pensavo inizialmente fosse immortale, era un erede dell’Impero Romano, deve sempre esserci un Publio Cornelio. Ho paura di quando il muro cadrà a pezzi e nessuno avrà la forza di costruire una nuova impalcatura, quanto rende tristi dover stare con i piedi per terra quando si saprebbe chiaramente dove mettere le mani. Non mi hai insegnato abbastanza trucchi per salvare questo posto e posso solo camuffare la mia malinconia quando a malincuore mi dico che tanto alla fine andrò via e mi dimenticherò di tutto. Ogni volta fuggire è cantare First Day Of My Life, ma con le lacrime agli occhi e a voce bassa.
È forse un peccato abbandonare l’unico posto al mondo dove il mio cognome sia scritto in maiuscolo su di una parete senza questo costituisca reato. I nostri nonni stanno in fila e si tengono per mano attraverso le recinzioni, piene di buche scavate da piccoli animali a cui un tempo davano un nome proprio, ma ora sono troppo anziani e chiamano il Comune. Chissà quanto costa lasciar morire la campagna veneta, chissà cosa ci guadagno alla fine del gioco.
Che il gallo smetta di cantare che tanto alle sei non mi alzo. Che non debba più stare seduta in auto minimo due ore al giorno. Che le mie scarpe non si sporchino mai di terra ed i miei maglioni non puzzino di cane bagnato. Che ottobre sia soltanto il mese in cui mi vesto da gattina per andare ad un party pseudo- americano. Che gli unici conigli nella mia vita siano quelli visti su Instagram con un farfallino.
E che tutte le mie giornate non finiscano al tramonto.
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