Trans Cardio Express
NOTTURNO
I treni d'estate sono
Le mie notti insonni
Tra i vetri viscidi d'impronte
Mai lavate
Di segni incisi
Nelle tenere carni
Ferraglia e ruggine
Rossastre di Sole
Bagnate di proiezioni
E linee spezzate
Che mai sapranno reggersi in piedi
Alla luce del reale
Che sputa l'evidenza
E sottolinea due tre
Volte fino
A bucare i giorni
-Ferma ferma e senti
Il vuoto che sfiorisce
Sulla tua pelle
Falce
Recidi la concretezza
Ne fai scherno
Con i tuoi pochi anni
Orgogliosi di uomo
Che t'investono
Il pensiero e ti inebriano
Di altezza poetica
Che pensi esserti dovuta
Per le tue malinconie affatto straordinarie
Per la normalità che mai chiamo per nome
-Blasfemia del non voler
Essere fragilità informe eppure
Strumento più usato di un cesso
Vecchio di sbronze
E leggerezze alcoliche.
FIGLIA DI MIO PADRE
Sono un frutto immaturo
Di un tronco spento
Ne colgo i rovi,
-Assenza forzata-
Stringo la mancanza
Mi sforzo immensamente
Di convivere con
Le tue spine,
Aderenti alla mia giovane
Pelle
-Ora riposa
Ora allenta le tue alte tensioni
Febbrili;
Madida di astrazione,
T'asciughi con opaca
Realtà,
Cencio che spesso sbecca
La tua
Fragilità sottile.
Ho occhi che fremono
E marciano esausti
Verso lontane veglie
E lanciano grida
Fin troppi taglienti
Contro fiori ricurvi
Sul tuo nome ormai
Spento.
Ricordi il calore
Che le tue mani custodivano?
Germogliavo bambina
Tra i solchi della tua fronte
E quella primavera strappata
Alla sua vitale arroganza
Di gioia.
Mormoro ancora il tuo viso,
- Opacità fuggiasca
Flebile figura
Risveglio turbolento -
Tra le mie piccole conquiste
Fin troppo mortali.
Appendo al chiedo
La colpa scarlatta
Che ancora mi doma
Il pensiero
Di non aver amato
Le tue debolezze
Di padre.