Ci sono cose che non puoi perdere e non puoi tenere, come le abitudini sospese nel tempo delle vacanze di quando eri adolescente. C’è il pain au chocolat la mattina, anche se dopo col cazzo che aspetti le ore che si dovrebbero aspettare prima di fare il bagno.
Non si capisce come, ma riesce a essere arioso e devastante allo stesso tempo. Che a pensarci bene sono gli attributi propri di ogni cosa davvero leggera. In superficie la pasta si sbriciola e appena sotto si addensa, lì dove si è depositato tutto il burro. È ancora un po’ tiepido e la domanda che ti fai, a questo stadio del tuo processo di mangiare il pain au chocolat, sembra del tutto legittima: “Ma, con quel colore lì, la sfoglia sarà cruda o cotta?”. Non hai tempo di pensarci troppo, il ritmo delle giornate estive non fa sconti, devi muoverti ad affrontare il prossimo morso, perché tra poco dovrai correre a fare un cazzo.
Ora, in ogni caso, avrai in qualche forma la risposta che cercavi. Già, perché il prossimo morso è quello del cioccolato e – sorpresa – ti esplode in bocca in maniera del tutto inaspettata. Avrai anche 16 anni, ma che ti colga sempre alla sprovvista è uno di quei miracoli dell’essere umano che su certe cose proprio guarda non s’impara mai. Certo che esplode, deficiente, che credevi. Scotta anche. Adesso ti sei bruciata la lingua, brava, complimenti. Non dire che non potevi prevederlo, persa nella tua elucubrazione sul grado di cottura, non potevi preoccuparti di questioni più importanti? Devi sempre correre incontro alle cose e sbatterci nel peggiore dei modi anche se lo fai a occhi aperti? Pare proprio di sì. Ripeterai il processo più tardi, nel corso della giornata, questa volta grandi protagoniste saranno le patatine fritte che mangerai tra la doccia che ti ha lavato via il sale e la sabbia e la cena coi tuoi. Superato un certo strato, scavalcate le barriere e gli ostacoli che dissemino minuziosamente, non conosco altro modo. Non conosco altra forma di affetto o di amore (vuol dire esattamente la stessa cosa) che quella corsa dissennata e senza senso, senza difese e senza confini. Senza speranze, senza pretese, senza aspettative, vincoli, costrizioni. Un nodo però, ai capi di due corde lunghissime ed elastiche, c’è. Se non lo vedi allora andrò a prendere le macchinine e inizierò a metterle per terra tutto intorno a me per farti inciampare. Poi sarà il turno delle sedie dietro la porta e, se non dovessero bastare, tavoli e cassettiere. Dopo tutto questo trambusto ci sarà ben da ridere quando, guardando dalla serratura, si scoprirà che dall’altra parte non c’era nessuno.
Le cose che non posso perdere e non posso tenere, intanto, le metto qui. E qui è esattamente a metà strada tra la sfacciataggine e la vigliaccheria.