Ci possiamo guardare solo dalle finestre, quando viene giorno ed io mi sento autorizzata a fare colazione alle 11, anche se sono sveglia dalle 8, proprio come Giacomo.
Lo chiamo Giacomo perché ha i capelli molto corti, castani, e gli occhialini piccoli, quelli rettangolari posseduti solo da chi non ne ha davvero bisogno, utili per giocare al pc oltre le tre del mattino. Inoltre non ho idea di come si chiami veramente, lui. Però so a che ora mangia, quando va a letto e quanto gli piaccia spiarmi mentre mi lascio andare alla mia quotidiana disperazione.
Gli do le spalle solo mentre preparo la cena, spesso piangendo. Poi torno a fissare lo schermo ed il mio volto ridiviene violaceo ai suoi occhi, rischiarato dallo schermo LED, lo stesso dal quale sta cercando inutilmente di proteggersi. Non può fare a meno di fare binge-watching delle mie giornate, stagione dopo stagione vede radunarsi intorno al mio tavolo amici, parenti, colleghi e tonnellate di scartoffie.
Ogni tanto Giacomo festeggia, lascia andare lo stereo fino a tarda notte e talvolta apre tutte le finestre, non importa se è quasi inverno, e si siede sulla finestra tenendo in mano una birra fresca. Non mi invita mai.
Per strada chissà quante volte ci saremo incontrati, o la fila al supermercato alle casse automatiche -- sì, sono sempre io, quella strana che pur di non comprare un’altra borsetta esce con le patate sottobraccio e una confezione di mozzarella in mano. Il resto, tutto stipato nello zaino. Il pc non lo ho ancora tolto, sono le 19 e sono fuori da tutto il giorno.
Non ci conosceremo mai, vero? Perché io non sono interessata e siamo due persone di due sessi differenti e se dovessimo presentarci uno dei due si aspetterebbe un qualche tipo di mossa, io che gli pesto un piede e così gli do il mio numero o giù di lì. Inciampo già spesso di mio, ma ho un fidanzato per il quale sono già caduta una volta (e mi ci faccio spesso anche male) per cui lasciamo stare, no?
È un terribile peccato però, guardare la stessa serie tv sotto la stessa pioggia, affacciati sulla stessa strada e non poter nemmeno dire “ehi!”. Avere un nome per qualche aneddoto divertente su io che esco dalla doccia e abbasso la fiamma del gas prima di bruciare la frittata e Giacomo che mi vede correre tra il frigorifero ed il tavolo per coprirmi. O quel giorno in cui mi sono fatta decine di selfie con l’autoscatto perché mi sentivo abbastanza grande e volevo mostrarlo a tutti quelli che mi hanno negato un bacio a 12 anni.
Dato che sarebbe strano e dato che strane sono le sue finestre squadrate, come posso biasimarlo; ma dato che strane sono anche le mie, anche se le pulisco e spesso vi abbasso le saracinesche affinché lui veda esattamente quello che voglio io, allora rimaniamo così ed incontriamoci questa sera alle 20.50 per la cena. La via la sa e non c’è bisogno esca di casa.
In ogni caso, anche avessimo voluto, siamo in quarantena.
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