Voto di castità: elettor Ale
È una vita ormai, e non ho mai votato in vita mia, mai.
Una volta, felice e di buona lena, stavo andando a votare in sella alla mia contropedale gialloverde Larucci, salvo poi addentrarmi in un bosco di latifoglie porcospine e felci brancamorto e cadere un attimo dentro ad un fiume di acqua persica nebulizzata con garganetti e linguellata in tutte parti da bio-etere pittato di blu, rimanendo comprensibilmente distratto dal misterioso contesto bio-meccanico finanche linguistico.
Alla fine non se ne fece niente: non riuscii a votare. In compenso mi feci un gran bagno + spruzzini nel rio rivestito di foglie: what a fantastic insostenable leggerezza dell'etere.
Un'altra volta stavo andando a votare ma poi, mentre a piedi scendevo la straduzza impervia verso il seggio elettorale, ho preferito fermarmi in un campo di granturco secco e tagliato a mozzo, schienarmi quindi a semicerchio s'un pallone di fieno e donarmi al cucinar del sole, vestito di bianco e dei corvi leggero il sollazzo, un gaudio d'un fischio gettato nel vento e poi di sponda uno schizzo luminoso giallo-viola nel cielo che rimbomba, la pioggia e poi quasi un dolce inferno.
E non riuscii a votare. What a fantastic pioggia martellava il mio libero volto.
Un'altra volta ancora ho votato con il massimo del trasporto neo-umano chiedibile: una matitina leggera A2 a segnare una commozione elettorale espressa da lacrime gender fluid dirotte da singulti interiori forti, poi un lungo eterno momento ovattato a scombinanrmi i lunghi capelli in un gesto da porcatroia ce l'ho fatta a votare, quindi raggiungere la più rosa delle paci del raziocinio, dove me stesso era riflesso nel tutto e già disperso, mangiato e rinato unito... ma senza che nemmeno ce ne accorgemmo, la legnata di quella md buonissima scese di botto e io andai a morire a letto e no: alla fine non riuscii a votare.
What a fantastic serata strafatti di md.
Ci fu un giorno in cui avrei anche tecnicamente votato. Era un pomeriggio di maggio, forse di settembre, mi trovavo a casa mia sotto le belle alpi e fuori il caldo faceva tanto caldo e in generale la sensazione tra le strade cittadine era che i cristiani avessero perso la pazienza e la fiducia nel governo di Bartoletti dopo i terribili fatti di Trevigiano Casagrande; nei bar del paese non si parlava d'altro e le assemblee di istituto nei licei venivano testimoniate da grandi striscioni appesi alle finestre delle aule: "Bartoletti vai a casa, mai più come a Casagrande [firmato Le Tonne]". Era un pomeriggio di maggio, forse di settembre, e andai a votare nella scuola dove avevo studiato da piccolo: alla mia uscita dall'istituto, a votazione avvenuta, felicissimo e per nulla fascista, venni bloccato con mani addosso e sputazzamenti ciarlieri da un manipolo di gente non competente, che prima mi coprì il capo con un sacco nero con due buchi per gli occhi e poi mi comunicò di come alcune altre persone a me poco gradite votarono un divieto incontrovertibile al mio diritto di votare; io e altri autarchici venimmo caricati in una camionetta che si allontanò tra una folla di un milione di singole persone urlanti, la milizia armata popolare invase le strade del centro e accelerò la mia fuga dall'esercizio elettorale e l'esilio a Los Valverdes insieme ad altri increduli autarchici. Era un pomeriggio di maggio, forse un mattino d'agosto.
Tralasciando che questa è davvero una cosa che io di mio avrei votato diversamente (se solo mi avessero lasciato votare), ti sto sostanzialmente dicendo che purtroppo non ho mai votato.
Hai voglia i problemi: non votare mai implica una spiacevole serie di disgrazie tra cui spicca, tra le molte e di molto, il non aver mai votato. Dillo tu al gran coniglio bianco che non hai mai votato, fatti tu mandare dalla mamma a salutare la zia Bruna e a dire alla zia Bruna "sai zia Bruna, non ho mai votato", partecipa tu a tavolate mondane nelle trattorie del paesello dichiarando la castità elettorale, vai tu in giro a coniugare la gogna del non aver mai votato, dimmelo tu il presente indicativo del non-votare provando a tenere grammaticalmente in conto che non votare è un verbo completamente irregolare, pieno di eccezioni e sostanziali vaffanculi e spasticismi a livello nominale del soggetto.
Io dico non voto (plurale)
Tu rispondi non votarmi (dativ)
Egli non vota (akkusativ)
noi diciamo che vi votiamo (nominativ2)
voi che dite che vi votate (gerundiv)
essi votano (singolare/doppio)
infinito: votare {dal got. fotan/fattära, già presente nell'indogermanico votan/ to Vota -> tr.: potere, alludere, circoscrivere, cucinare, pescare, indagare, rattoppare, fare, andare, dire, ricevere, perimetrare un edificio, votare
participio: votato {participio trapassato: stravotato}
imperativo: vota/votate {senza "o" nelle frasi dislocative o se parte nominale dei complementi vivissimi}
Anche a votare, le cose non vanno comunque meglio, anzi, si fanno complesse - a seconda delle realtà geo-sociali dove viene espresso il diritto al voto. Alle Isole Fiji, soprattutto nei miti periodi di giugno e nelle periferie vicine alla capitale amministrativa del paese (Kalena), il 33% del popolo non votante continua a votare, mentre il rimanente 15% vota senza neanche accorgersene, appena si sveglia la mattina (prima cosa che fa: si sgrana gli occhi e va a votare). Di conseguenza, nel 2019, alle isole Fiji, tra le popolazioni di maschi tra i 33 e i 64 anni si è registrato un impennamento nella decrescita della domanda del medicinale viagra.
Fai tu.
Nelle repubbliche marinare di Pisa e Amalfi, invece, il desiderio di votare ancora oggi supera giornalmente ogni previsione degli indici nasdaq e daugions, sia grazie alle riforme della legge elettorale v.12 c.45UR e IPIF-2, sia grazie alla spinta migratoria proveniente dalle jugoslavie meridionali musulmane e dalle ligurie orientali boscaiole (45% nel 68% dei casi, sole per il resto del giorno e tanti auguri e figli fluid).
Vedi un po' tu.
Non se ne viene fuori: si voti chi può. Io, intanto che andrò a votare, voto rucola avocado e riso basmati straight into my mouth and then straight out of my ass, here you go, suck my kiss.
Comunque mi sa che era un pomeriggio di dicembre.