Benvenuti al sessantacinquesimo appuntamento di Fantastico!
Io sono Gabriele (per gli amici, e anche per i nemici, Fab) e vorrei introdurre questo numero citando un famoso runner ante-covid: la vita è come una scatola di cioccolatini, la apri e dentro ci trovi solo un sacco di roba per cucire.
La vita per fortuna è anche come un numero di Fantastico!, lo apri e dentro ci trovi:
- Probabilmente molti di voi se ne sono dimenticati, ma fino a poco fa eravamo in quarantena. Alessia lo sa bene e sa anche che le cose, e sopratutto le persone, devono ora ripartire.
- Se i Radiohead cantavano I’m not here come per svegliarsi da un brutto sogno, Sturoimarco ne scrive avvicinandosi di più a Trent Reznor e alle sue distopiche routine.
- Non è per nulla facile essere diversi da come si vorrebbe essere, ma capire cosa si vuole è già un primo passo. Rebecca si autoanalizza e respira forte per sconfiggere ogni sua domanda.
- Basta fare un passo fuori casa per divenire i forestieri di qualcun altro. Ognuno di noi, nella sua biografia, si sarà sentito tale, Idolo ci racconta la sua ricordandoci come il dolore che proviamo ci possa far sentire vivi.
- Mirta riesce con i suoi versi a farci vivere appieno una tipica giornata d’estate, e farci entrare in quelle sensazioni che solo la stagione dell’afa, dei temporali e dei piedi nudi, ci sa dare.
- Se il testo iniziale parlava della quarantena che finisce, quello di Samuele parla della quarantena che inizia, ma lo fa dal punto di vista di chi prova solo amori senzatetto e usa le margherite come unità di misura del mondo.
Se c’è una cosa che una persona ha il diritto di fare in santa pace è quella di scendere a buttare la spazzatura in mutande senza rischiare di incontrare qualcuno. Invece ti becchi il Presidente del Consiglio. Tiè! Così impari a uscire nelle ore più calde infrangendo i sacri comandamenti di Studio Aperto.
Se c’è un’altra cosa, ancora più importante, che una persona ha il diritto di fare in santa pace è quella di non sentirsi in difetto per colpe che non ha, ma che si ritrova addosso per forze più grandi di lei; il diritto di andarsene senza avere paura, di restare senza sentirsi debole, di tornare senza sentirsi sconfitta.
Dagli scritti di oggi emerge una gran voglia di poter scegliere e vi auguriamo possiate farlo sempre.
Di tutti i luoghi del mondo, continua Eduard, l'Asia centrale è quello in cui si trova meglio. In città come Samarcanda o Barnaul. Città schiantate dal sole, polverose, lente, violente. Laggiù, all'ombra delle moschee, sotto le alte mura merlate, ci sono dei mendicanti. Un sacco di mendicanti. Sono vecchi emaciati, con i volti cotti dal sole, senza denti, spesso senza occhi. Portano una tunica e un turbante anneriti dalla sporcizia, ai loro piedi è steso un pezzo di velluto su cui aspettano che qualcuno getti qualche monetina, e quando qualche monetina cade non ringraziano. Non si sa quale sia stata la loro vita, ma si sa che finiranno nella fossa comune. Sono senza età, senza beni, ammesso che ne abbiano mai avuti – è già tanto se hanno ancora un nome. Hanno mollato tutti gli ormeggi. Sono dei relitti. Sono dei re.
Questo sì che gli piace.
– Limonov, Emmanuel Carrère
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Non diventeremo degli influencer, potete giurarci.
Nel frattempo: ehi, buon lunedì sera e mi raccomando quando uscite in mutande.
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