Benvenuti al cinquantasettesimo appuntamento di Fantastico!
Io sono bebo e per questa fase due ho deciso di cambiare carte in tavola, non dirlo a nessuno e accollarmi la responsabilità della scelta. Giuseppe Conte, beccati questo. Usando le parole di una molto brava, questo numero “l’ha scritto una femmina”:
- Nell’angolo destro del ring, il nostro peso massimo dei cuori di panna: Sara P. Che pazienza ci vuole con i cuori di panna, si rovinano subito ma sono anche quelli che portano avanti una battaglia difficilissima, quello di rendere speciale l’universale. Daje peso massimo.
- Ed eccoci qui, finalmente, con Sofia. Una Sofia tra le Sofie che abitano il pianeta e che nel caso specifico ci scrive da lontanissimo, più lontano dei nostri berlinesi di fiducia, più lontano del dubliner dei versi. Un lontano esotico e uno spaccato che potrebbe essere di ognuno di noi, con il ritmo degli amici al bar o, forse, di chi è appassionato di serie tv.
- Ilaria S. ha iniziato da poco a frequentare questi lidi e dopo poco è caduta nel primo trappolone: una mail in cui si dice “brava, adesso dacci qualcosa di diverso”. Non si fa spaventare e reagisce con la grinta di chi ha l’energia giusta per trovare la strada al buio.
- Eszter manda una mail divertentissima in cui passa metà del tempo a giustificarsi per questo bel nome e l’altra metà a farti presente che questo è l’esordio di una che sa molto bene come farti ballare.
- Ciao sono Shadia-ti-spacco-il-culo-con-queste-parole-di-realismo-magico-e-neanche-te-ne-accorgerai. Guai a chi ce la ruba.
- I versi sono una forma difficile da dominare, personalmente la più complicata per almeno diciotto motivi che non sto qui a dirvi. Vi dirà di più invece Sara, novella di questa pagine, ma evidentemente una che sa dove mettere le parole e far sgorgare il sangue più scuro.
- E se parliamo di versi una delle nostre amants irréguliers è di sicuro Anne F. con la sua dote di altissimo e ancora più alto, alla ricerca infinita di una struttura che combaci con una sostanza potente e difficile da domare.
- All’angolo sinistro del ring, pagine travolgenti quelle di Giulia Trapuzzano. Venezia sullo sfondo in un percorso tra psiche e techne, scritte con la perizia di chi è abituato a giocare con la parole e ad usare la materia di cui siamo fatti come materia da modellare e rendere riconoscibile. Dopo anni di analisi e narrative perturbanti è bello poter vederci chiaramente in questo buio.
Mi perdoneranno i miei amati contributori maschili, ma come spesso accade su queste pagine ho bisogno di far sì che le cose si mettano in fila, alle volte guido scientificamente la macchina, altre volte come oggi è necessario che l’improvviso formarsi di un quadro venga rispettato nella sua casualità.
Mentre cercate di capire come orientarvi in questa Fase2 di semi-libertà vi ricordiamo che la rivista è uscita e la trovate consigliata da una task force di 420 esperti, clickando sul bottone qui sotto:
Ogni mattina si svegliava con il desiderio di far bene, di essere un uomo buono e avveduto: di essere - nella semplicità del suono e nell’impossibile realtà della parola - felice. E nel corso di ogni giornata il cuore gli calava dal petto nello stomaco. Al primo pomeriggio era oppresso dalla sensazione che niente fosse giusto o meglio niente fosse giusto per lui, e dal desiderio di essere solo. A sera era appagato: solo, nella illimitatezza del suo dolore; solo nella sua colpa senza scopo; solo, perfino nella solitudine. Non sono triste, io, si ripeteva tante volte. Non sono triste. Non sono triste. Perché la sua vita serbava un potenziale illimitato di felicità, in quanto era una stanza bianca e vuota. Si addormentava con il cuore ai piedi del letto, come un animale domestico che non faceva parte di lui. E ogni mattina si svegliava con il cuore di nuovo nel forziere della sua gabbia toracica, divenuto un po’ più greve, un po’ più debole, ma ancora in grado di pompare sangue. E a metà pomeriggio era di nuovo sopraffatto dal desiderio di essere altrove, di essere un altro, di essere un altro altrove. Non sono triste, io.
— Johnathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata
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Non diventeremo degli influencer, potete giurarci.
Nel frattempo: ehi, buon martedì pomeriggio!
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