Benvenuti al sessantasettesimo appuntamento di Fantastico!
Io sono bebo. Entro, faccio la mia cosa, spacco e me ne vado:
- La Vale Effepunto ha il tratto riconoscibile da lontano di chi mette il pallone nello zaino la mattina presto e torna a pomeriggio inoltrato, con le spalle stanche e i calzini puzzolenti. Cosa c’entra? C’entra. C’entra il senso di abbandono del corpo, dell’andare via senza andare via, del trovare uno spazio che sia proprio in un mondo che ci vuole connessi sì, ma a cosa?
- Ho scritto una cosa qualche settimana fa, quando non pioveva da altrettante settimane, in predo ad un eccesso di rabbia in cui avrei preso lo munno e me lo sarei infilato su per il culo. Invece, su per il culo, è sempre qualcun altro a scegliere cosa metterci.
- Ciao Ale, bentornato su questi spazi bianchi e neri. La mancanza fa cagare, la rivoluzione non è un pranzo di gala, ma insomma, is the same shit as ever, però più blu.
- I Death of Anna Karina, gloriosa band post-hardcore, dicevano: “Ho visto quello che non c’è \ non ho creduto a niente \ così rimasto solo, inutile \ e tu di spalle immobile” e mi sento di dire che Rebecca, per una volta sospettosamente adesa alla realtà, ha fatto una cosa che in passato sarebbe stata gloriosamente post-hardcore mentre ora è un gigantesco vuoto. “E non hai riso \ un’altra volta”.
- Devi baciarti i gomiti e quando hai finito con i gomiti devi passare a baciare il culo e a ringraziare: a strisciare un altro un po’ per renderti il più possibile servo e riconoscente di chi ti fa lavorare, campare, ti dona i suoi soldi in cambio del tuo tempo e del tuo lavoro. Che cazzo di mina per Sturoimarco.
- Oggi va così, sono tutta una citazione: “Do i have a life? Or am i just dreaming?” si cheidevano I Galaxy 2 Galaxy e, a leggere della vita di Johnny Shock, viene da domandarsi se il suo non sia semplicemente vivere o qualcosa di più: una sceneggiatura?
- Ma a voi non capita mai di svegliarvi la mattina con quel languorino di torta fatta in casa? Sentire il profumo del pan di Spagna appena fatto, la farcitura? Il pensiero di dover anche aspettare qualche ora prima di poterla mangiare, come se ne aumentasse il sapore, quell’attesa. È tutto attorno al tempo: cucinare o uccidere, che differenza fa, per Urfidia?
E le vacanze? Le avete fatte le vacanze? Avete preso il Covid al Billionaire o al Twiga o in una discoteca molto affollata a Gallipoli? Ah no? Bravissimi, avete vinto qualche altra settimana di semi-libertà permanente, poi vi verranno a prendere con un banco scolastico con le ruote e un lampeggiante davanti mentre il tema di “Una pallottola spuntata” suona nell’aria come una musica celeste. Potrebbe andare peggio, potreste essere Flavio Briatore con una prostata così ingrossata che sembra gli abbiano montato una palla da baseball tra i coglioni e il buco del culo.
- Chi schifo, bebo!
- Avete ragione, scusatemi.
Non è vero, ciao.
La lunga e tenebrosa notte della fine della storia va presa come un’opportunità enorme. La stessa opprimente pervasività del realismo capitalista significa che persino il più piccolo barlume di una possibile alternativa politica ed economica può produrre degli effetti sproporzionatamente grandi. L’evento più minuscolo può ritagliare un buco nella grigia cortina della reazione che ha segnato l’orizzonte delle possibilità sotto il realismo capitalista. Da una situazione in cui nulla può accadere, tutto di colpo torna possibile
- Mark Fisher, Realismo capitalista
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