Benvenuti al trentanovesimo appuntamento di Fantastico!
Io sono bebo e questa è una nuova punta di Sconosciuti, su Rai Tre:
- Conosco Berlino molto bene, ci sono stato moltissime volte. La prima, non vi importa nulla, soggiornavo proprio a pochi metri dalle parole di Lerio. Lerio che ha che fare con la vita che continua, il tempo passato che si sovrappone, lo stile asciutto ma caldo di chi reagisce al freddo. Anche quello berlinese sotto Natale.
- Non è una novità che i nostri Fantastici autori alle volte si trovino di fronte agli stessi percorsi. Questi percorsi hanno a che fare con il lasciare andare, con la continuità di qualcosa che nel mondo reale s’interrompe ma continua a vivere nelle parole di Sturoimarco.
- In settimana mi sono imbattuto in una critica all’utilizzo della poesia e della letteratura per scopi vanesi, per coprire l’impudicizia di un bel paio di tette o di un selfie in modalità ritratto. Il giorno che qualcuno userà le parole di Sara P. per coprire la propria vanità chiamateci, saremo pronti al dominio.
- Che bello avere Stefano. Che bello andare a spasso mano nella mano, occhi negli occhi, pensiero per pensiero.
- Shadia questa settimana ci accompagna attraverso i nomi, le cose e le città. È un viaggio che non promettiamo lineare, è un viaggio che usa solo la bussola delle emozioni.
- Elvin ha detto che se gli fischiano le orecchie quando fischia il vento lungo via di Bravetta, per un effetto butterfly i salmoni drizzano le orecchie e indicano la luna. Stolti, leggete Alessandro.
- Rebecca molla gli ormeggi dell’età dell’innocenza e tenta il mare di chi inventa il mare stesso. Spazio al coraggio dunque di una ragazza giovane solo anagraficamente, una che ha le spalle larghe di chi vive lo scrivere come qualcosa più grande di sé. All’attacco, allora.
- Vorrei dilungarmi un attimo perché, contravvenendo ogni buona educazione, l’ultimo brano in realtà è l’email di risposta ad un carteggio che ho avuto con Filippo. Filippo scrive molto bene, ma la sua scrittura è una scrittura impetuosa, convulsa, tumultuosa. È una scrittura antica come quella di Bolaño da cui, inconsapevolmente, ruba le atmosfere ma a cui manca la cura per il lettore. Sono peccati di gioventù che magicamente scompaiono quando chi scrive si toglie dalla testa l’obiettivo e il tumulto e fa andare le dita, componendo una bella email che parla la lingua di un bravo giovane scrittore, della sua forza e del bene che questa piccola newsletter ha imparato a costruire stando assieme. Contro ogni deserto. Filippo perdonami, ma tanto sai già che qui sopra ci finirai molto presto.
Questo numero di Fantastico! è tutto qua, come sempre. Il prossimo sarà un best of, il primo del 2020 sarà di inediti come sempre, ma c’è bisogno di fare il punto. Possibilmente quello esclamativo e guardarci un attimo indietro mentre mangiamo il panettone, saliamo sul treno, speriamo di vivere gli affetti nel modo migliore per poi tornare nelle nostre solitudini immeritate.
Ho una maglia, a casa, dice: nessuno resta solo.
Quindi, per una volta, vi mando un grande abbraccio.
Nel frattempo: ehi, buon lunedì sera! E buon natale!
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