Fantastico! #49
Benvenuti al quarantanovesimo appuntamento di Fantastico!
Io sono bebo e mi tocca dirvelo, Covid19 è il nome in codice di:
- Apro il numero di questa settimana con una poesia che della poesia ha solo l’andare a capo, verso il fondo dello sporco che abita dentro di me.
- Inizio tutto in versi per il numero 49 che vede arrivare subito subito le parole della sempre feroce Sara P. La cui P. ormai avete imparato ad immaginare voglia dire “Pugni Pesanti Pertutti”.
- Johnny Shock tra Brizzi d’annata, lo scoramento che ti prende davanti a te stesso e una montagna di rottura di maroni che solo un emiliano può produrre.
- Michiamanofab tocca un po’ di tasti quotidiani, tira le somme come fanno in tanti, persi nei propri labirinti di ipotesi irrealizzabili, ma più spesso irrealizzate.
- Se le poesie prevedessero le punchlines come il rap, Sturoimarco sarebbe il nostro Skepta. Titolo biblico e tanti saluti.
- Valentina F. ribalta completamente il senso del dover stare dentro quattro mura e sfrutta l’occasione per raccontarci una storia di vicinato fatto male, che però poi un po’ ci speri.
- Aprite google maps, aguzzate la vista, mettete scarpe comode e sciogliete le sinapsi come meglio potete perché con Filippo si viaggia di gran carriera.
- Una volta sono stato a Berlino e c’era il festival del cinema che fa da sfondo a questo racconto di Lerio, faceva un bel freddo e in generale, il mio consiglio per chi deve pisciare con il gelo attorno, è quello di farla nei locali al chiuso perché… Beh perché ve lo leggete.
- In un paio di settimane in cui il mondo dello spettacolo soffre come un matto a causa di annullamenti, rinvii e sospensioni, Lole Khéops ci ricorda dell’importanza magica dei freaks.
- Chiude in poche righe Marco Donzelli, con l’intensità e le parole giuste per questo lunedì freddo.
Sono settimane in cui molti si perdono in analisi e cercano strategie. Come dicevo prima la preoccupazione maggiore viene dal mondo culturale che, già normalmente ignorato e tenuto in coda alle priorità economiche del paese, sta vivendo un’apocalisse. Dal barista che si paga gli studi e vede il localino stare chiuso, al promoter, le agenzie di booking, ai localari in genere e soprattutto le decine di migliaia di tecnici dello spettacolo che non godono di alcuna tutela economica e sociale. I teatri chiusi, le biblioteche chiuse, i musei chiusi, le librerie che annullano eventi, tuttavia non c’è problema se volete andare a comprare i gioielli della nota catena nel noto centro commerciale. Una crisi sanitaria che colpisce soprattutto chi sa prescindere dalla produzione culturale. Non diciamo siano tutti stronzi quelli che prendono provvedimenti del genere, ma di sicuro sono tutti pezzi di merda.
Ma adesso, alcune parole di conforto:
In sostanza, niente porto di attracco per la letteratura. Le acque territoriali sono acque torbide, regolamentate, acque in cui regnano legge, ripetizione, prevedibilità. Rappresentano l'allungamento dell'artiglio soffocante di nazioni che, per comodità, vorrebbero un mondo tutto uguale. La letteratura non deve collaborare a costruire nazioni, deve incitare a disfarle, il che non vuol dire navigare sotto bandiera di comodo ma navigare senza nessuna bandiera.
La letteratura marinara sarebbe dunque una letteratura che si ispira al mare come spazio dove si può essere sempre un po' liberi di muoversi, dove le nazioni non sono riuscite a imporre ovunque le loro frontiere, un luogo dove si può sempre sognare quel che si nasconde oltre l'orizzonte.— Björn Larsson, Raccontare il mare
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Non diventeremo degli influencer, potete giurarci.
Nel frattempo: ehi, buon lunedì sera!
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