Benvenuti al cinquantatreesimo appuntamento di Fantastico!
Io sono bebo e, al termine di questa quarantena, ho deciso che mi darò alla banda armata:
- A Rebecca e a un racconto di grande misura ed equilibrio, l’onore e l’onere di aprire il numero odierno. Un racconto che tenue lavora sulla prospettiva e l’importanza di volgere avanti lo sguardo.
- Si perdono e riemergono le parole dentro il grande caso che faccio. Anne F. torna su queste pagine con delle parole scritte prima della chiusura delle nostre personali prigioni, in una serie di versi che puntano verso il basso dell’inferno, tornando a mani piene e occhi stanchi.
- Johnny Shock dal reparto frutta del suo esaurimento da quarantena infila un pallattola di commedia dentro questa tragedia.
- In tema di pallottole Alessandro si misura con giallo senza mistero, senza ricerca del colpevole, come quei procedurali su La8 in cui tutto è raccontato dal minuto uno riuscendo comunque a portarci a spasso con il detective. Sei proprio tu, James Ellroy?
- Lole Khéops trova il rifugio esistenziale in un angolo della memoria tra fughe puberali e odore di fieno. Respiriamo tutti assieme.
- Magnifica Valentina F. che in email premette di aver inviato una storia stupida, senza morale, senza tragedia né gloria e invece, guarda un po’ cosa ne viene fuori.
- Sturoimarco in una energica doppietta di versi non casualmente intitolati a Carver, esattamente nel momento in cui tutto si sospende e l’Europa vira verso l’incertezza. Raymond ci manchi, Sturoimarco inquietaci tu.
- Doppietta di versi anche per Ame, che descrive l’esistenza con la delicatezza e la tenacia dei fiori.
- Esordio per una che si firma Annie come la Leibovitz o la Annie di Woody Allen, ma chissenefrega. Fatevi accompagnare in questo viaggio a spasso per le visioni e il realismo magico che solo un sogno ad occhi aperti può stimolarsi in una quarantena. Ciao Annie, benvenuta.
- Sono alcune settimane che a Sara P. gliela meno con “non devi sempre imbroccare la cosa perfetta”. Finalmente questa volta getta la maschera per davvero e gioca a carte scoperte. Chiuso il ciclo vecchio, eccone uno nuovo. Bella pe’ Sara.
- Lerio è la mia personale bussola verso un nord emotivo che -anche se alle volte non lo condivido- mi piace seguire per scoprirne le pieghe improvvise e le increspature elettromagnetiche.
Speriamo che tutte queste parole possano aiutarvi così come aiutano noi.
Agosto è bello starsene a casa con la città vuota nessun rompiballe in giro, magari arrivi che senti la tua solitudine farsi pesante ma è un gioco diverso ed essere soli fa molto più male in mezzo alla gente, allora sì che è doloroso e pungono le ossa e il respiro è davvero brutto, come vivere un trip scannato e troppo lungo. Ma agosto è bello starsene soli in città, prendere l’auto e girare fino a mattino spingendosi pieni di alcool verso la montagna che tutto è uno scenario disteso e silenzioso e passi col rombo dell’auto come al cinema, uscendo dal quadro un attimo dopo esservi entrato e non si rovina nulla. La via Emilia è la dorsale di questo mio agosto inquieto e torpido, selvatico e morbido. Stasera mi sono messo in macchina lasciando il Gigi a sonnecchiare, menomale che la faccenda di Bombay è morta lì. Ora non voglio muovermi, soltanto scorrazzare la notte in questa prateria. E la scommessa è venuta da sé. I bar tra Reggio e Parma, ventuno? No, trentatré.
— Pier Vittorio Tondelli, Il viaggio
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Non diventeremo degli influencer, potete giurarci.
Nel frattempo: ehi, buon lunedì sera!
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