Fantastico! #44
Benvenuti al quarantaquattresimo appuntamento di Fantastico!
Io sono bebo e sono un esperto di vita quotidiana.
- Torna la nostra linea d’assalto preferita aka Urfidia con un brano modestamente bellissimo. Nel senso che senza sfarzo fa un grande numero e manco se ne era accorta.
- Nuovo Alessandro, vecchio Alessandro. È un brano d’espulsione di materia putrescente e bisognoso di liberazione. Forse un unicum (almeno, spero, date le cause).
- Torna con noi il furore malaticcio di Stefano che, secondo me, descrive un decorso del mal di gola più comune di quanto crediamo.
- Se ne fa poco parlare, tra un nuovo presidente di regione e l’altro, ma nel lontanissimo nord-est è successo qualcosa di grave e Filippo ne scrive un’elegia.
- Non ho mai pattinato, nemmeno mai l’ho fatto su un lago ghiacciato. È, al solo pensiero, un incubo. Forse è per questo che il mio amato Lerio ne scrive, perché vive nella mia testa.
- Fortissimamente volli Viola. Una cavalcata con un solo respiro dentro la monocromia della vita, quella con la maiuscola e poi con la minuscola, al passo di Sturoimarco.
- Gioca con noi Sara G., già nota per le sue avventure spagnole. Mette in ordine alcune cose della vita, non quella di cui sopra.
- Non so se vi capita mai di vedere, leggere, ascoltare qualcosa che chiaramente suscita un sentimento ma che attitudinalmente poi tradurrete in una reazione lontana da quel sentimento. Non so se mi sono spiegato, di sicuro Sara P. si spiega meglio di me.
- Che lotte, che battaglie, con Rebecca. Questa volta avanziamo in un autismo segregazionista spiacevole, spesso freddo e burocratico. Una -tutto meno che santa- inquisizione.
- Everyday struggle will fuck your head, caro Johnny Shock.
- Mi chiedo spesso come si affrontino dei percorsi noti ma rinnovati così tanto da non sembrare più nemmeno quelli, forse non sono più davvero quelli di prima. Nel “about” di questa newsletter c’è scritto che siamo in bilico e io, questa settimana più che mai, cerco l’equilibrio sopra il bilico.
Anche questa settimana il numero è arrivato in ritardo e si fa sempre più necessario che qualcuno mi dia una mano. Forse chiederò a Stefano che è uno preciso e di fiducia.
Detto questo vorrei farla più breve del solito. Ieri era l’anniversario della morte di uno dei più grandi, quindi:
Poi vorrei fare qualcosa d’altro, o studiare o suonare il piano, o scrivere qualche capolavoro; ma mi viene un’apatia spaventosa e sento che il mio cervello si spappola nella vita attiva.
Dino Buzzati, da una lettera del 1930 all’amico Arturo Brambilla
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Non diventeremo degli influencer, potete giurarci.
Nel frattempo: ehi, buon mercoledì mattina!
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